Flavour, hospitality, territory

Sarà con noi per l’appuntamento 4MANI del 4 giugno e, lavorando ai dettagli del pranzo di domenica, abbiamo avuto il piacere di raccogliere alcuni pensieri di Cesare Battisti. Per chi si è perso le precedenti puntate, Cesare è lo chef del Ratanà (Milano) e sarà nostro compagno di avventura nella secondo pranzo 4MANI, progetto di valorizzazione delle cucine regionali, ideato e promosso da Locanda Solagna.

Non aggiungiamo altro, vi lasciamo il piacere di scoprire un po' l’uomo e l’idea che stanno dietro ai piatti che andremo a degustare.

Perchè 4MANI è un’esperienza che vale la pena provare

L’Italia si contraddistingue per la biodiversità culinaria che vede tante tradizioni diverse caratterizzare ciascun luogo e renderlo unico. Abbiamo deciso di prendere parte al progetto di valorizzazione delle cucine regionali, organizzato da Locanda Solagna, perché convinti che le contaminazioni gastronomiche e la condivisione tra culture, prodotti e sapori differenti donino autenticità e originalità all’identità gastronomica del nostro Paese. Per questo, porteremo la cucina milanese del Ratanà in Veneto, preparando piatti della nostra tradizione, ma con materie prime di provenienza locale.

Risotto alla milanese, Cesare Battisti, Ratanà

Risotto: ci vuole sentimento

Quello che amo dire ai miei clienti è “Se non riuscite a chiedermi il risotto in modo sentimentale, lasciate perdere, prendete altro: non fa per voi”. Questo perché il risotto alla milanese non è solo un piatto della tradizione meneghina, ma un vero e proprio gesto d’amore che il cuoco dedica ai propri ospiti. Ci vuole tempo, pazienza, sentimento ed emozione nel fare ogni singolo risotto.

Noi lo riproponiamo in chiave moderna, con gremolata, midollo e sugo d’arrosto: una versione ancora più ricca e golosa che unisce la storia del risotto giallo ad un gusto più contemporaneo.

Aneddoto sullo zafferano

Il risotto allo zafferano è nel DNA dei milanesi da secoli, merito dell’assistente di Valerio delle Fiandre, che nel XVI secolo stava lavorando alle vetrate del Duomo in costruzione. Da lui veniva utilizzato per arricchire i colori, ma non sapeva che sarebbe diventato un simbolo per la città.