Flavour, hospitality, territory

19 marzo, festa del papà. Il giorno si avvicina e così la nostalgia. Così ho deciso di condividere un ricordo.

Lo voglio ricordare con uno spirito di gusto, con la nostra carne salda di cervo. Con quel romanticismo che lega la sua dolcezza e marinatura all’anima territoriale della zucca Santa Bellunese e alle susine, che tanto gli piacevano.

Nelle ultime battute dell'inverno, a ridosso della primavera -come per tutto il periodo del campionato- appena finito il pranzo della domenica, con papà si era soliti montare sul suo Suzuki Vitara e andare verso Pedavena, alle così dette Americhe, o in Val di Canzoi, alla ricerca dei primi funghi della primavera: le spondilole.

Nel bosco era facile sentire i rumori degli animali che, dietro le nostre spalle, camminavano tranquilli nel loro silenzio.

Papà era più bravo a raccogliere funghi che a cacciare, ma un giorno, alle pendici del Monte Avena, mi insegnò a distinguere un cervo, da un capriolo, da una mucca da un cerbiatto. Era bravo a disegnare, mio padre, e attraverso questa sua passione mi ha insegnato romanticamente l'affetto e la distinzione tra il bene e il male, tra il bosco e la montagna e tra gli animali Anche se quello che gli veniva meglio in assoluto era Pluto e vi giuro, per quanto mi sia sforzato, quello dal vivo, in giro per i boschi, non m’è mai riuscito di vederlo.

Buon 19 marzo.

Un abbraccio da lassù ed un abbraccio a tutti i papà che ogni giorno amano i propri figli.